L'indagine dell'Ateneo marchigiano: "In media vengono erosi due metri di costa ogni anno. A rischio la sopravvivenza di varie specie vegetali"

È stata recentemente pubblicata una nuova ricerca condotta dall’Università di Camerino che coinvolge la Riserva Sentina come area di studio. L’articolo scientifico, realizzato da Stefano Chelli, Fabio Conti e Luca Bracchetti della scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, pubblicato nella rivista internazionale “Estuaries and Coasts”, tratta degli effetti dell’erosione costiera sulle specie vegetali presenti nel prezioso ambiente dunale sambenedettese. La ricerca è frutto di anni di monitoraggi realizzati in seguito a convenzioni con la Riserva Sentina. Mentre fino ad oggi erano chiari i dati rispetto all’arretramento della linea di costa e al volume di sabbia perso negli ultimi decenni (si vedano i recenti studi di UNICAM, ENEA, ISPRA e CNR), non erano ancora quantificate le reali conseguenze sulle piante che vivono in questo prezioso e delicato ecosistema.

Basandosi su dati decennali di monitoraggio i ricercatori hanno evidenziato come l’impressionante ritmo di erosione costiera (mediamente oltre 2 metri all’anno) mette a rischio la sopravvivenza di varie specie vegetali di interesse conservazionistico. L’aspetto ancor più preoccupante è che le uniche specie in grado di essere resilienti (e quindi avere la capacità di “tenere il passo” dell’arretramento della linea di costa) sono quelle aliene, cioè non tipiche della vegetazione locale. Tali specie aliene hanno tra l’altro una minore capacità di trattenere la sabbia e quindi di ricostruire la duna, innescando un circolo vizioso preoccupante da cui emerge come l’intero ecosistema dunale della Riserva Sentina sia in serio pericolo, rischiando di scomparire completamente nel giro di pochissimi anni.

“Se non si interviene immediatamente, rischiamo di perdere definitivamente un enorme patrimonio ambientale” dichiara il Dott. Stefano Chelli coordinatore della ricerca, “i dati scientifici sono tutti concordi, la politica a livello locale e regionale non può più ignorare il grido di allarme che viene dagli studiosi di varie discipline, pena essere ritenuti responsabili di un disastro ampiamente annunciato”. L’ipotesi progettuale di intervento per la difesa della costa della Riserva si basa su uno studio ISPRA e prevede l’utilizzo di sistemi di protezione sommersi. “Credo di poter rappresentare le voci di tutti i ricercatori che hanno studiato il caso-Sentina” prosegue Stefano Chelli, “riteniamo che sia necessario uno sforzo corale e rapido per intervenire in maniera efficace; tra l’altro, l’istituzione del Parco Marino del Piceno che sosteniamo con decisione, potrebbe stimolare la realizzazione di opere fortemente innovative ed inserite nel contesto ambientale, oltre che fungere da riferimento per l’intero territorio adriatico sempre più alla ricerca di nuove soluzioni rispetto al dramma dell’erosione costiera esacerbato degli eventi estremi sempre più frequenti”.